Quale dunque la verità intorno all’amore?
Nel nostro conversare a tavola, siamo stati in grado di dire qualcosa di più della verità che dell’amore Socrate ci consegna già nel Simposio di Platone? Forse no. E, appunto, che nell’amore si fa esperienza del passaggio dal puro e semplice accadere di un incontro, come il nostro a tavola, una singolarità del caso, a qualcosa che possiede un valore più grande, forse, universale. Quello che per Socrate è l’idea della bellezza.
La bellezza che si è vissuto a tavola ci ha restituito a quella verità. Amore, l’eros platonico, più che desiderio del bello, è desiderio di «creare e partorire nel bello». Ed è così che ognuno di noi, a suo modo, si è espresso a fine cena.
Ma, forse, ciò che, nell’oggi, è più facile riconoscere è che la nostra mente, per funzionare, per «generare nel bello», ha bisogno di imparare che è possibile fare esperienza del mondo a partire dalla differenza, la differenza che è l’altro, che siede con noi a tavola.
(5, fine)