Una tecnologia cognitiva (della vita mentale) – come è la scrittura – è, appunto, un medium, una “mediazione”, un’espressione sociale della nostra vita; è una tecnologia, infatti, che, mentre modella le potenzialità sensoriali e cognitive dell’esperienza di sé, svolge, al tempo stesso, una funzione di orientamento, cioè consente l’accesso all’esperienza culturale del mondo, in base all’informazione disponibile in una società.
Un dispositivo tecnico mobile, come uno smartphone, rappresenta in maniera plastica – da portare in tasca – tutto ciò.
Ma cosa succede quando, la tecnologica dei media (dell’informazione e della comunicazione) diviene un mondo, una realtà iperconnessa, in grado di sussumere la nostra vita corporea, e il nostro desiderio, in un sistema di interattività globale?
Significa che l’interdipendenza sociale si è trasformata in una funzione di controllo, in un sistema di “sorveglianza globale” della vita individuale? O, ancor più, che quella stessa interdipendenza è in grado di trasformare l’intera vita individuale, produttiva e riproduttiva, in una sua messa a valore (monetario), in un processo di estrazione di valore del sistema capitalistico?
Per Giorgio Griziotti, da questa situazione non se ne esce, se non attraverso un processo di espropriazione – «espropriare gli espropriatori» (K. Marx) – un cambiamento delle regole di valorizzazione della macchina politica attuale.
(3, continua)