Nuova sinistra e guerre culturali: potere/oppressione vs capitale/sfruttamento

Da quale teoria nasce la possibilità, per le guerre culturali di sinistra, il movimento woke, di concepire la lotta politica come separata dalle dinamiche concrete della struttura economica del modo di produzione capitalistico? Per Mimmo Cangiano, esiste una filiazione tra le posizioni teoriche derivanti dal post-strutturalismo francese (Foucault, Baudrillard, Derrida, Deleuze) – che viene a sostituire, a livello accademico, la posizione in precedenza occupata nella cultura di sinistra dal marxismo – e le guerre culturali.

In questo passaggio accademico, a partire da Michel Foucault, a prevalere è il tema del potere. All’interno di questa tradizione teorica, quali contorni viene ad assumere il concetto generico di potere? Una volta che la funzione del potere sia definita nei termini di una pratica discorsiva – universalista, monologica, definitoria e classificatoria di ciò che è oggetto di conoscenza, di un sapere –,  quali effetti produce ai fini dell’analisi della società capitalista lo spostamento della lotta politica sul piano ideologico-culturale?

E, in modo specifico, la lotta culturale che “smaschera” come l’uso ideologico, strumentale, del discorso sull’universalità occidentale dei valori progressisti – i diritti di uguaglianza, libertà, parità di genere – serva a perpetuare la realtà capitalista, il suo sistema di oppressione, anche violenta, e di mercificazione della vita sociale, significa anche lotta contro la dipendenza da quel sistema economico, di sfruttamento del lavoro, che in occidente ha prodotto la formulazione di quei valori?

Quali sono invece le radici storico-sociali di questa critica del capitalismo – che Luc Boltanski definisce “critica artistica” – concentrata sul tema dell’oppressione della soggettività individuale, sulla reificazione di ogni aspetto dell’esistenza umana? E in che misura il tema dell’oppressione – un tema woke – ha a che fare con l’effettiva valorizzazione della personalità, con la generalizzazione del diritto alla libera espressione (creativa) dell’individuo?

(5, continua)

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