O socialismo o catastrofe climatica: quale spazio per fare comunità?

La crisi ecologica è a un punto critico della storia umana. La grande estinzione dell’attuale era geologica (l’Olocene), la sesta estinzione di massa delle specie, nella sua fase più recente (del Capitalocene) ha assunto una forte accelerazione: la  condotta predatoria, distruttiva, anzi mortifera, dell’umanità – quasi come fosse iscritta nella sua stessa natura – si sta avvicinando a superare tutti i Nove Limiti Planetari. Sulla soglia di una insanabile “frattura metabolica”, di un inconciliabile squilibrio tra rigenerazione della natura e riproduzione delle condizioni di vita sociale, la sopravvivenza stessa della specie umana è a rischio.

Un tale contesto non sembra lasciare margini di tempo per una rivoluzione trasformativa del sistema di domino che regola le dinamiche economiche e politiche della società. Quali prospettive quindi per il futuro? Una volta si diceva socialismo o barbarie. Per Federico Venturini, oggi l’alternativa è «socialismo o catastrofe climatica». L’approccio dell’ecologia sociale può fornirci le risorse immaginative per concettualizzare un “mondo diverso”, una nuova alleanza del mondo umano con e nel mondo naturale? E rendere desiderabile raggiungere la pienezza di una tale possibilità evolutiva?

Una domanda allora: come possiamo “metterci in gioco” all’interno delle nostre comunità, e fare i primi passi verso un mondo diverso? C’è però ancora un problema: come circoscrivere uno spazio del mondo, tra il suo essere  reale e virtuale insieme, entro cui “fare comunità”?

(7, fine)

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