Per una società migliore, in un mondo in cui le nostre vite sono sempre più mediate da artefatti tecnologici, è ragionevole chiedersi come la progettazione tecnologica (design) può plasmare questa mediazione. Una mediazione che non è mai innocente o neutra, ma al contrario che incorpora valori relativi alla “politica”, al bene comune.
In base a quali valori possiamo allora orientare la mediazione tecnologica delle nostre vite? E possibile fare riferimento a valori universali, più generali e astratti, come il benessere umano o la dignità umana? In ogni caso, non è possibile, per Steven Umbrello, astrarre la progettazione degli oggetti tecnologici dalla sua applicazione pratica, e dal conseguente impatto sulla vita sociale.
Quali approcci sono dunque offerti alla progettazione responsabile? Approcci dall’alto verso il basso, con la formulazione di linee guida etiche, e approcci dal basso verso l’alto, con metodologie di progettazione orientate al contesto di applicazione dell’innovazione tecnologica. Una progettazione partecipata, quindi, in grado di coinvolgere tutte le parti interessate in gioco.
Si tratta di perseguire un approccio interazionale, capace di sottolineare proprio questo: «il carattere socio-tecnico dei sistemi, il fatto cioè che esista una correlazione tra società e tecnologia e che si possa parlare della compresenza di sistemi all’interno di una rete complessa di relazioni. Una complessa rete di persone, istituzioni, credenze, manufatti e processi che compongono il nostro ambiente umano». (Steven Umbrello) Un ambiente non esente da sfide complesse già entro l’orizzonte del presente.
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