È necessario che un sex robot sia dotato di coscienza? Perché, altrimenti, ne va della sostanza – emotiva e affettiva – della nostra vita?
L’uso tecnologico dei piaceri – i suoi giocattoli – significa compromettere il senso del nostro rapporto con la realtà? E, soprattutto, della nostra relazione con l’altro? È un consegnarsi all’illusione dell’autoinganno?
Forse, invece, la finzione del mondo del gioco, nella soddisfazione dei piaceri, è altrettanto un bisogno. Almeno, per poter esplorare, al di là della “vita seria”, altre possibilità espressive della nostra vita.
(2, continua)