Degustare il Barolo, a inizio cena, è stata un’imprudenza. Da subito si è innalzato il livello alcolico – no, ho sbagliato – riflessivo della conversazione.
«Essere umani», e esserlo tutti insieme, è il problema che è stato messo sul tavolo. E non solo per il tempo della cena.
Al centro è, ancora una volta, il tema delle emozioni. Quel genere di esperienza di cui la rabbia, la paura, la felicità, la tristezza, il disgusto, la sorpresa o, ancora, l’odio e l’amore, sono alcune specie. Varietà di quel molteplice «sentire» che entra in scena nella nostra vita spirituale e culturale.
Misurarsi con il caotico materiale delle emozioni ci rende umani? Troppo umani? Che valore attribuire alle emozioni? Sono elementi essenziali dell’intelligenza umana? Oppure sono energie, moti non razionali, che dominano la persona, senza rapporto con il modo con cui essa percepisce e pensa il mondo?
Di certo non è possibile sottrarsi al ruolo che queste tumultuose esperienze giocano nella riflessione su ciò che conferisce valore alla nostra vita, e fa la nostra felicità.
Anzitutto, perché esse sono proprio ciò che sembra risuonare dietro la «maschera», la persona che siamo, e sembra chiederne il riconoscimento.
(1, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº15
Sophia, Epistème, Tekné: dai saperi al sentire
con Antonio Tafuri Lupinacci, Laura Franzos