L’agendasultema
– Qual è la sua filosofia di vita?
– Pensare il meno possibile.
– E poi?
– Quando non sai cosa fare, sii gentile.
(Charles Bukowski, Hollywood, Hollywood!)
Non si tratta tanto di ‘quanto’ si pensa ma di ‘come’ si pensa.
La cena è stata un esperimento conviviale di pratica filosofica collettiva*. Dopo una presentazione reciproca, la tavola si è trasformata in un “cerchio” per pensare insieme.
È andata così. Dopo un assaggio di formaggi tra un sorso e l’altro di vino passito, siamo diventati sensibili a quella situazione dialogica, a quell’esperienza che dà forma all’attività del “pensare insieme”, che è l’ascolto reciproco. Pre–testo per la discussione è stato un brano tratto da La regola del gusto di David Hume – pertinente alla situazione, l’assaggio del vino un po’ alterato di una botte.
Quattro le fasi di conversazione previste dal modello P4C. Dove la lavagna è uno strumento indispensabile.
1° – Il lancio del tema. Fase finalizzata a formulare una domanda all’interno di ognuna delle coppie formatesi tra i partecipanti.
2° – L’agenda sul tema. Un insieme di domande ordinate per importanza, che diviene la base comune di discussione, in un tempo prefissato.
3° – Il piano di discussione. Un esercizio di intelligenza collettiva, cui affidare il confronto delle idee. E nel nostro piccolo consesso alla fine ci è sembrato di poter salire anche noi sulle spalle di David Hume.
4° – L’auto-valutazione dell’esperienza. A più dimensioni: quella socio-emotiva e relazionale (clima); quella di approfondimento del contenuto; quella sul ritmo del lavoro e infine sulla facilitazione del conduttore.
Davvero «de gustibus non est disputandum»? Non vi è che la soggettività del gusto? O vi è qualche “regola” di verità cui ricondurre la nostra esperienza comune? In effetti, a tavola è avvenuto uno scontro e incontro di punti di vista diversi, forse ugualmente pertinenti. Ma, in quella tensione, le parole cui si sente di poter corrispondere manifestano un carattere riflessivo, una disposizione a entrare in contatto con una qualche verità, a conoscerla e a comunicarla ad altri.
Ma a che condizione si dà un reale sviluppo del pensiero? Qual è la condizione necessaria perché nuovi pensieri vengano creati per essere poi tradotti in azione nel mondo – che così com’è non va bene?
Questa condizione è indipendente dal ben–essere di chi pensa? Dal poter “gustare” insieme un mondo, che forse è davvero da sognare?
È più facile, attorno a una tavola imbandita, pensare questi pensieri.
*Una pratica filosofica (liberamente ispirato al modello della P4C – Philosophy for Children, Community, Company, Citizen)
(1, fine)