Come si forma un’«opinione pubblica» matura, consapevole e informata sul mondo all’interno del “vociare” senza filtro dei social media? Quali criteri del discorso, di tipo conversazionale, è possibile far valere nello spazio del dibattito pubblico? È possibile ricondurre la pluralità dissonante delle opinioni a un “senso del mondo” condiviso?
Al di là di fenomeni mediatici di immedesimazione collettiva – di tipo fusionale, dal valore simbolico, come è il caso Greta Thunberg – il limite organizzativo di dare voce a una moltitudine ai fini della costruzione di un’opinione pubblica, in grado di avere rilevanza nei processi decisionali sulla vita pubblica, forse ci obbliga, nell’ipotesi di Giuseppe I. Morello, a rassegnarci all’ascolto di un “bailamme” permanente. Come di un rumore di fondo.
Da dove partire, allora? Dal rimpianto di un’istruzione scolastica tradizionale? Forse però è proprio la permanenza di un canone formativo altamente selettivo, perché basato su una disciplina comportamentale – l’immobilità dei corpi nello studio – orientata quasi esclusivamente su competenze cognitive di difficile appropriazione per il mondo esperienziale dei giovani oggi, a essere inadeguata in partenza.
(2, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº70
La sindrome di Hyde Park Corner. Come trasformare i soliloqui in dialoghi
con Giuseppe I. Morello