È la figura della “vittima” l’immaginario con cui oggi il fascismo storico esercita il suo fascino?
Una cultura politica, di una estrema destra, che legittima quel richiamo in termini di memoria cancellata, di offesa subita, non fa che assumere la posizione della vittima, non fa che definirsi in termini ciò che le è stato negato. Al punto di fare, per Carlo Greppi, della «nostalgia artefatta» per un «passato dittatoriale» – una «nostalgia plasmata su una visione distorta di un passato totalmente inventato» – la base per una riscrittura della storia.
L’assunzione del paradigma della vittima non è però che la maschera della ragione dei forti, con cui si legittima la “ferocia” nei confronti dei deboli, la persecuzione del dissenso. È una riscrittura della storia che si fa proiezione sul futuro sotto il segno della ripetizione.
In tutto ciò, come evitare di precludere una visione del futuro, per la quale si abbia «davvero a cuore quello che c’è domani»?
(5, continua)