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C’è una via di uscita dall’attuale “sistema”, per vivere meglio in maniera collettiva? Non c’è, non almeno fino a quando l’accesso alla ricchezza reale – un rapporto sociale – è regolato dal potere che ognuno si porta in tasca, dal potere del denaro. E non è un fatto accidentale. Quando la massa degli individui, che partecipa attivamente alla ricchezza della società (in termini di energia, di capacità operative, cognitive ed espressive e di tempo di vita), ne riceve in cambio solo una quota, in forma di denaro, tale da garantire al minimo la sussistenza dei singoli individui, ciò significa che è la limitazione materiale a dominare la loro vita. La sua semplice funzionalità è quella di esprime subordinazione, e una subordinazione necessaria, sistematica della maggior parte degli individui a tale condizione di vita.
È questo il significato politico dell’aumento del tasso di interesse – il costo del credito monetario – della Fed (Federal Reserve Systeme) e della Bce (Banca Centrale Europea) in questa fase post-pandemica di economia inflazionista del capitalismo. E non se ne esce da un sistema truccato. Una società che non lascia scampo all’individuo, se non nel “fare i propri affari”, è una società destinata alla sua stessa dissoluzione. La conseguenza di un sistema che giustifica la competizione come destino relazionale della vita dell’individuo non può essere che la negazione stessa della reciprocità. Un capitalista che faccia, non del salario, ma del “prendersi cura” il criterio relazionale con i propri lavoratori, va fuori mercato.
L’educazione all’amore è, per Alessandro Ferretti, l’unico antidoto al “sistema” della società capitalistica. L’amore è l’emozione, la disposizione biologica, che sta a fondamento del sociale, di uno spazio di reciproca legittimità nella convivenza.
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