Sono le serie tv a fare educazione sentimentale, oggi? La massiccia produzione veicolata dalle piattaforme globali dello streaming online (Netflix, Prime) sembra far emergere su scala globale valori di tolleranza e inclusione, e promuovere la questione identitaria, come la questione dei diritti soggettivi, di genere o delle minoranze – una questione centrale per una riflessione antropologica.
È una cultura che sembra avere oggi un’indubbia funzione “progressista”. Ma davvero è una cultura in grado di educare la nostra società al superamento della violenza che è intrinseca alla conflittualità sociale – fin dentro la sua relazione di base, quella tra uomo e donna? O non finisce, invece, per mantenere la questione identitaria entro un paradigma individualista, per cui la conflittualità sociale, la competizione esasperata, rimane l’orizzonte di senso della convivenza umana?
Anzi, per Gabriele Vacis, sembra che, della violenza autoritaria e distruttiva che ha segnato la storia del ‘900, per il cui superamento è nato il welfare state, non se ne abbia più memoria. La vita individuale sembra poter fare a meno del senso stesso della solidarietà sociale.
E, allora, per accogliere la “lezione” della tragedia greca antica (vedere video n°. 5 – La “scuola” della tragedia greca: la regola e l’eccezione, e il patriarcato, cena n°. 92 – L’educazione sentimentale con Gabriele Vacis), al permanere dell’individualismo, di quale “trasgressione” c’è bisogno, da urlare al mondo, per riuscire a sviluppare una riflessione collettiva sulle condizioni reali della società?
(6, continua)