Un’incertezza radicale paralizza il presente e l’immaginazione di un futuro. Dopo che dello stato attuale del mondo si è data una spiegazione a partire dalla sua origine storica – la sua dinamica si configura in prevalenza come “struttura” economica, come processo di accumulazione capitalistica della ricchezza; dopo che della condizione di esistenza dell’individuo si è data una definizione che la riconduce a quella dinamica complessiva, ormai globale – la sua misura è data dal denaro e dalla ricchezza monetaria disponibile; dopo tutto questo, alla vita singola come luogo di azione – “che cosa faccio” – quale margine di possibilità rimane per tentare di cambiare il mondo?
Dove sta il motore della rivoluzione, oggi? Chi esercita, e su cosa la si esercita, la critica del presente? Oltre alla cognizione di un mondo da cambiare – consapevolezza che non basta a interrompere il flusso dentro cui il mondo continua a funzionare – di cos’altro c’è bisogno per produrre un effettivo cambiamento, una sua trasformazione?
Dove sta il punto di applicazione del cambiamento? Se sta in ciò che tiene insieme le nostre vite, le condizioni sociali della nostra esistenza, e la comune subordinazione ad esse ne dimostra la sussistenza – come dice Andrea Argena, “siamo parte del problema” – allora la questione è riuscire a pensare un processo di cambiamento come qualcosa che in senso forte “non si può fare da soli”. E che sta oltre la ricerca di una sopravvivenza individuale o collettiva, secondo una più o meno congruente alternativa culturale al mondo, che per altro continua la sua corsa così com’è.
Per Elena Forno, il punto di partenza è quella condizione di base «che è dentro a tutti» e che consiste in quella modalità di relazione che si stabilisce tra chi ha bisogno e chi ha la capacità – di soddisfare quel bisogno. È l’esperienza rivoluzionaria del Che, il quale «di fronte a cose molto semplici», la situazione miserevole di alcuni malati di lebbra, un’esperienza drammatica di bisogno, ha condiviso le sue capacità di studente di medicina.
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