È il contesto che fa la differenza, nella comprensione della nostra esperienza del mondo.
La parola deriva dal latino “contèxtus”, p. p. di “con-tèxere”, tessere insieme, intrecciare. Che non quindi un semplice “contenere”, dal latino “con–tinére”, comp. da com = cum, insieme, e tenere, fermare, un tenere insieme o fermo. È, per Marco Bianciardi, la stessa differenza che passa tra il mosaico e il quadro.
“L’essere vivente, infatti, è l’esser parte di e l’esser partecipe a; vivere significa e implica partecipare a reti di relazioni, ovvero a un ecosistema a sua volta vivo e in evoluzione. […] L’individuo biologico, piuttosto che entrare in relazione a partire da un essere a sé stante, si distingue a partire da un appartenere, o da un esser parte di: l’individualità si dà nel differenziarsi dai contesti di relazioni che lo generano e di cui è, e resta, partecipe.
In questo senso quindi in principio vi è la relazione; o, meglio, l’intreccio, fittamente intessuto, di miriadi di relazioni, che formano la trama, storica, concreta, evolutiva, della biosfera. Il singolo organismo, infatti, non precede il contesto e le relazioni, non si dà mai fuori contesto, non può storicamente e concretamente esistere se non entro un contesto di relazioni.” (Marco Bianciardi, L’osservatore cieco. iBooks.)
È l’intreccio di relazioni, alla cui costruzione partecipiamo, a definire il contesto, ed è il contesto ciò che a sua volta definisce la nostra individualità.
(2, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº50
Dal soggetto osservatore al soggetto creatore / creatura di realtà virtuali
con Marco Bianciardi