Abbiamo bisogno di storie per la costruzione dell’identità, della nostra unità individuale nel tempo. Per le teorie che si rifanno alle scienze cognitive, come quella de Il tunnel dell’io di Thomas Metzinger (2010), l’idea però di una storia autobiografica è un’illusione costruita a posteriori. Non c’è più un centro, l’unità di un soggetto – un’«anima» – capace di essere la causa della propria storia.
Ma allora che ne consegue?
Per Alessio e Rino, è l’occasione di sperimentare una pratica di liberazione, di disidentificazione, dall’attaccamento al proprio “Io”, alla propria identità – in assonanza con la visione buddista della vita.
(2, continua)