La caratteristica chiave di un sistema complesso – come il disegno della rete della cena, un gioco – sta nella sua forma. È una forma generativa, in grado di descrivere un processo dinamico, che accade in assenza di progetto, di valori universalmente condivisi – espressione, quindi, di dinamiche di cambiamento delle relazioni tra le parti e, in sostanza, di transizioni profonde.
E tutto ciò sta nella forma del sistema, la sua rappresentazione, indipendentemente da cosa vi si rappresenta al suo interno. È il modello di una «storia che connette», di un contesto che si genera attraverso la dinamica stessa delle sue relazioni, che, per quanto semplice, produce un cambiamento inatteso. E ciò cui può assomigliare di più è la costruzione di un termitaio.
Per Giovanni Ferrero, un sistema complesso è allora un invito a pensare in termini dinamici, perché, altrettanto, «molte delle cose che noi generiamo come specie umana» mostrano di avere quella stessa topologia: quella di una rete che genera un sistema compatto in quanto presenta una distribuzione di nodi tale per cui pochi nodi – i casi anomali o soggetti – detengono moltissimi legami e che, in sostanza, connettono il sistema.
Ma, allora, è possibile un passaggio – in atto oggi da un’economia industriale a un’economia della conoscenza – che non proceda solo alla maniera di un termitaio?
(2, continua)