Il mondo su cui l’Occidente ha costruito il suo dominio globale è, per Giovanni Ferrero, alla sua fine. Siamo sulla soglia di un nuovo mondo, non più gerarchico e ordinato, ma segnato dalla complessità di tensioni e negoziazioni crescenti.
Come allora vivere questa evoluzione? Il suo esito è già scritto? O, invece, contiene una possibilità generativa di trasformazioni inedita? Quale valore l’esperienza umana – e l’esercizio della volontà – vi gioca nella costruzione pratica di questo mondo?
Occupiamo un posto nel mondo che favorisce la dispersione e la solitudine dei singoli? O che incrementa i legami sociali, e le occasioni di solidarietà nella rete delle nostre vite?
Di certo, la transizione storica comporta qualche cambiamento. Anzitutto, muta il modo di “guardare” il mondo che ci circonda – per il quale la formula semplice di causa ed effetto, di origine aristotelica, non vale più, o non basta; e che, appunto, richiede la capacità di valutare l’opportunità di una situazione, di capire le modalità trasformatrici e gli effetti di senso emergenti, le connessioni di un sistema del mondo, la cui struttura genera cambiamenti.
In ogni caso, è meglio farsi un’idea più precisa del mondo che si sta generando, e della “macchina informatica” che lo mette in rete, in connessione.
(3, continua)