Liquidare quindi il concetto di identità, questa, è la proposta di Francesco Remotti.
Un invito ad affrontare i problemi della convivenza con una strumentazione concettuale «un po’ più adeguata». E con un’avvertenza metodologia preliminare: la consapevolezza che la rappresentazione della realtà non è la realtà stessa, che c’è una disparità tra «come stanno le cose e la rappresentazione delle cose stesse».
L’idea dell’identità, come l’idea di individuo, è una rappresentazione distorcente la realtà.
Un suggerimento pratico. Quando ci svegliamo, guardandoci allo specchio, provare a dire: – Oggi somiglio a me stesso.
Cosa non posso far finta, rispetto a prima, che non ci sia? È una questione che riguarda il tempo. Il tempo e, soprattutto, il tempo di chi è in realtà incorporato nella mia vita.
Il problema è come riusciamo a capire che cosa non è, nella nostra esperienza, semplicemente rappresentazione o immagine. Che cos’è ciò che non possiamo continuare a ignorare, e a cui rimanere indifferenti, perché è invece la condizione stessa della nostra vita sociale? Un sorriso.
(9, fine)