«L’avventura di cui parlo, / qual per molti fu da pazzi, / ci scavò come fa un tarlo / e non fummo più ragazzi…»
20 anni dopo. Una ballata del G8 è il racconto in prima persona, in forma di filastrocca, di ciò che accadde a Genova nel luglio del 2001. Una folle giornata di fuga dalla violenza pura. E la si può veramente definire come uno scontro gigantesco tra chi affidava le proprie speranze di cambiamento al potere dei sogni e chi, per difendere una realtà in cui la povertà della moltitudine è alla base della ricchezza di pochi, non ha nessuna paura di rendersi protagonista di un incubo.
Epopea generazionale e spartiacque storico, la Genova del G8 fu un appuntamento con il destino a cui andarono incontro decine di migliaia di persone.
A raccontare questa esperienza, e il pericolo scampato per un soffio, è Lucio Villani*. Con lui sarà possibile riflettere sul bisogno di esorcizzare, attraverso il racconto in forma di ballata e di fumetto, uno degli episodi più traumatizzanti e violenti della storia del nostro paese.
* Lucio Villani è fumettista, illustratore e polistrumentista. Si dedica da dieci anni all’autoproduzione di dischi, libri e riviste come: “Krakatoa”, “Lampi Grevi” e “Mamma!”. Contrabbassista nei tour europei di Sugar Ray Norcia, Junior Watson, Lynwood Slim etc., oltre che direttore del “Piccolo Festival delle Dieci Notti” e direttore artistico di “Letture D’estate” a Roma.
Per saperne di più: www.luciovillani.com
1. Un libro per giovani ventenni, di ieri e di oggi
20 anni dopo. Una ballata del G8, un libro esperienziale di Lucio Villani, è il racconto illustrato, e in forma di filastrocca, di una giornata al G8 di Genova del 2001.
Esperienza traumatica, allora, per la giovane generazione di Lucio, forse neppure particolarmente eversiva. Che fu però il trauma di una violenza repressiva inaudita, scaricata contro un movimento sociale e politico, che aspirava a «un altro mondo possibile», a un’alternativa alla globalizzazione neoliberale in corso.
Quel trauma, nel racconto di Lucio, può farsi oggi punto di partenza per le nuove generazioni?
(1, continua)
2. G8 di Genova: repressione di Stato, un trauma emozionale
Genova, 19-22 luglio 2001, giornate di mobilitazione di massa. Giornate di protesta radicale, di partecipazione antagonista, contro la messa in scena istituzionale – il G8 – di un dominio politico, del governo dei potenti del mondo, della globalizzazione economica, della crescita illimitata, distruttiva della vivibilità del mondo.
L’emozionalità di quell’evento, e della sua narrazione, riverbera ancora nelle generazioni di allora, e in quella successiva dei ventenni e trentenni di oggi. Ma l’esperienza shock della brutalità poliziesca, che segnò l’evento, sembra aver sequestrato il senso di quella partecipazione. Un trauma che ne ha come bloccato l’elaborazione collettiva, la spinta propulsiva in direzione di una nuova politica.
Resta ancora da chiederci: di quale ordine del mondo è oggi garante la polizia?
(2, continua)
3. Movimenti “no global”, repressione e crisi della democrazia
In uno scenario urbano quasi surreale, a Genova in quelle giornate si consuma la crudele ferocia di una repressione poliziesca inattesa. È una violenza, incisa nella carne viva dei corpi, e di giovani corpi, a spezzare la protesta dei movimenti “no global”. A cui si aggiunse l’impunità di Stato per la maggior parte dei responsabili di tanta barbarie del potere.
Il sogno che un altro mondo – una società migliore – è possibile è ancora sotto scacco di quella pratica violenta del potere? Il capitalismo, come sistema economico globale, è davvero un sistema di vita, e di socialità, non revocabile?
(3, continua)
4. Spazi sociali di incontro: un problema di comunicazione generazionale?
Genova 19-22 luglio 2001 segna la fine di una stagione del movimento «no global» – di una socialità nascente, sacrificata alle crisi permanenti del sistema socio-economico finanziario globale. Alla sua chiusura, si è aperta un’altra stagione di lotte, di invenzione di una nuova socialità?
La socialità stessa, come gran parte della comunicazione, sembra essersi spostata nell’universo digitale dei social media.
È allora alla virtualità dei media che bisognerà affidare la costruzione del sistema delle relazioni sociali? O non è già la realtà dei media, nella loro struttura proprietaria, socialta per segmentare gli individui in nicchie di comunicazione autoreferenziali, e lungo linee anche generazionali (Facebook vs Instagram), da impedire proprio di prendere coscienza del comune bisogno di socialità?
Forse, allora, è di spazi reali, di spazi fisici di politicao, che abbiamo bisogno per sperimentare una socialità sottratta ai meccanismi di frammentazione della vita collettiva.
(4, continua)
5. 20 anni dopo, tra satira politica e crisi della sinistra
Il G8 di Genova 2001 è stato per Lucio Villani, un «superstite» di quelle giornate, l’esperienza di un trauma.
La sua narrazione, in 20 anni dopo. Una ballata del G8, si fa satira politica, per mettere in prospettiva la memoria traumatica di quell’evento.
Un’elaborazione personale, “né con speranza, né con timore”. In una tonalità emotiva che è segno dei tempi, e anche del contesto in cui viviamo da ben prima di allora, quello di un paese senza sinistra.
(5, fine)
6. Appendice – E il Blocco Nero o Black Bloc?
Il Black Bloc o Blocco Nero è un modo di stare in piazza, una tattica caratterizzata dalla ricerca dello scontro violento con le forze dell’ordine nel corso di una manifestazione, utilizzata da manifestanti che agiscono in gruppo omogeneo indossando un abbigliamento scuro, come marchio di fabbrica.
Ma chi sono i Black Bloc?
È indubbio che ormai sono una leggenda metropolitana, che appartiene all’immaginario politico, collettivo.
Lucio Villani ne ha dato una sua rappresentazione.
(6, fine)