È più divertente prendere parte a un gioco o guardare gli altri giocare?
Esiste un inconscio comune, collettivo?
Conosciamo veramente tutti i limiti del nostro corpo?
Maya Quattropani propone alla comunità di C O N D I R S I la condivisione di un’esperienza performativa conviviale, rivelando una parte della sua ricerca dedicata alle teorie sugli automatismi fisici e mentali introdotti dallo psichiatra francese G.G. de Clérambault, analizzati da neurologi come S. Freud, e adottati in campi creativi da J. Joyce, W. Burroughs, A. Breton, il Gruppo Surrealista, e molti altri ancora.
Partendo dalla lettura condivisa di alcuni scritti, Maya Quattropani guiderà i presenti a comporre un testo narrativo anonimo e una sinfonia musicale, fornendo una macchina da scrivere e un microfono per registrare la voce delle parole della mente.
L’obiettivo del gioco-azione (in cui tutti potranno essere partecipanti attivi e osservatori passivi) è dattiloscrivere ogni cosa passi per la mente in un flusso di coscienza liberatorio, immaginando di improvvisare una sinfonia musicale in cui il corpo è il musicista, la macchina da scrivere lo strumento musicale, e le parole automatiche le note su uno spartito concettuale.
Tutti i presenti riceveranno per via telematica una copia scansionata dei testi anonimi prodotti durante la serata.
1. Liberare il corpo, strumento musicale vivente
Maya Quattropani introduce il suo lavoro di artista visiva.
Un percorso artistico sulle possibilità espressive del corpo, come strumento musicale vivente, a partire dalle manifestazioni corporee più elementari – il respiro, la tosse, lo sputo, il peto, il rutto.
Espressioni corporee che, sotto la direzione di Maya, si trasformano in sinfonia musicale collettiva.
(1, continua)
2. Gioco–azione: sinfonia per macchine da scrivere
Un gioco, un dispositivo surrealista alla tavola di C O N D I R S I.
Ecco cosa è accaduto.
(2, continua)
3. Lettura interpretativa di Federica Bonani
Lettura che ci ha divertito.
(3, continua)
4. A che gioco giochiamo?
Il gioco dell’«automatismo psichico», un’eredità surrealista, è riuscito?
No, secondo Maya.
Ma, allora, a che gioco abbiamo giocato?
Una riflessione sul gioco e le sue regole, e sul piacere di giocare insieme.
(4, fine)