Primo esperimento mondiale di “metabolismo letterario”: oltre al cibo per il corpo, infatti, saranno forniti gli ingredienti essenziali per il nutrimento mentale ed emotivo: ‘mise en place‘, varietà alimentare e dosaggi a cura di Massimo Tallone.
A ogni partecipante è richiesto di portare, oltre che da mangiare e da bere, anche il romanzo che gli e le ha cambiato la vita.
1. Il libro, tra lettura e scrittura
Un libro, come la pasta asciutta. La lettura o la scrittura di un libro genera uno scambio. Un’interazione, e come la pasta asciutta produce un “metabolismo”, un cambiamento. Il cambiamento è inevitabile, a tutti i livelli: biochimico, neuronale, linguistico, psicologico, comportamentale e simbolico.
La lettura o la scrittura non può non lasciare tracce nella nostra vita.
Ma se qualcuno ha un problema di scrittura? Be’, occorre liberarci da un blocco psicologico, compiere il rituale di «uccidere» il nostro giudice interiore, e fare della scrittura una pratica quotidiana.
Una ricetta: cominciare a scrivere dalla «perfetta posizione del cretino», rinunciare al controllo, alla paura di fare brutta figura, e iniziare sé stessi al “divertimento”, a prendere in forza della scrittura un’altra direzione.
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2. Liberare la propria voce è meglio!
Un progetto di scrittura richiede tecnica. Un saper fare che comporta una ferrea disciplina.
La sua condizione di base è la libertà e l’autonomia espressiva. Per sviluppare questa competenza occorre liberare l’”autore” – trovare la propria voce – da tutto ciò che impedisce l’accesso all’espressione. E poi, e solo dopo, comincia la tecnica.
Rischio di un’inflazione scrittoria, di una produzione immensa di letteratura?
Tutti artisti, tutti scrittori?
Bisogna, allora, accedere alla scrittura solo se si è Shakespeare?
Forse, anche se non si è Shakespeare, «scrivere è meglio!». Ci insegna l’esperienza del limite di sé, dell’«io sono così». L’accesso diretto alla scrittura, all’esercizio di scrittura, prescrive il dovere di migliorare sé stessi. E la cosa è meravigliosa.
(2, continua
3. La letteratura è una cura?
Per Massimo Tallone la letteratura salva la vita. E lo dice per esperienza diretta.
È dunque una cura la letteratura?
Sì, per effetto di un fondamentale «metabolismo letterario»: il fare spazio, il portare “dentro” di noi il personaggio di una storia letteraria. È ciò che un romanzo ci offre, l’esperienza dell’”altro da sé”, dell’altro come possibilità di esistenza, nella nostra esistenza. E, in definitiva, anche di quell’Altro da sé ultimo, che è l’esperienza della morte.
La letteratura ci offre l’accesso a potenzialità del nostro vivere – «incarnate in un personaggio». Sono competenze a vivere la nostra vita, da apprendere per renderla più ricca e complessa, oltre i limiti della nostra esclusiva personalità. È la letteratura a fornirci la materia di questo fondamentale nutrimento.
Perché non imparare, ad esempio, da Mendel Singer del Giobbe di Joseph Roth, da Frank Chambers del Postino suona sempre due volte di James M. Cain o da Bartleby lo scrivano di Herman Melville?
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4. Libri che cambiano la vita 1
Un libro può cambiare la vita? Che sia un romanzo o un saggio, a quanto pare, sì.
Ma in che senso un libro cambia la vita?
Ad ascoltare gli ospiti, un libro genera storie di vita.
(4, continua)
5. Libri che cambiano la vita 2
Forse, è vero che la letteratura cura. Ancora.
Un’interazione accade. Un cambiamento, un “metabolismo”, si produce.
Di certo, noi siamo rimasti ancora affamati.
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6. Appendice – La pratica della cura con il “ricettario letterario” di massimo tallone
Come ogni pratica di cura, anche quella letteraria richiede una ricetta.
Massimo Tallone ha compilato così un “Ricettario letterario” per la cena di C O N D I R S I.
Una dietetica, quella letteraria, in cui la “malattia” – la nostra inadeguatezza a vivere, con il suo senso di oppressione e di afflizione – è ricompresa come bisogno di crescita. Una dietetica, che alimenta il nostro bisogno di esprimerci, di conoscere, di accrescere la complessità e la bellezza del vivere.
Ed è questa la cura, il potere generativo della letteratura.
(6, fine)