La domanda sull’identità di sé – «chi sono?» – è un tema di fondo del primo anno di C O N D I R S I. Ma è una domanda che il più delle volte rimane senza risposta. E forse non è un caso. Si è detto infatti che è la «relazione» ad essere fondamentale per la costruzione di sé, di un sé autobiografico. Se è così, allora quello che siamo, la nostra identità, viene a dipendere dalla storia, nel divenire dei nostri incontri, del nostro vivere, accade sotto il segno non dell’identico ma del diverso – in relazione all’altro. Ma chi è l’altro?
Che ne è allora dell’altro in una «relazione», nell’incontro?
Perché è proprio la nostra identità, quella che reclama di voler essere più autentica, che ci fa davvero essere quello che siamo, a rinviare al bisogno dell’altro? All’incontro con l’altro, perché senza l’altro, sai che noia? Il bisogno dell’altro che bisogno è? È per farne qualcosa di uguale, da assimilarlo a noi, o qualcosa di diverso, da assoggettare al nostro bisogno, o, ancora, per averne cura nella sua differenza?
Allora la domanda è: quali sono i bisogni per cui vale la pena incontrare l’altro?
Forse l’altro interroga il nostro desiderio.
È possibile che la domanda sull’identità di sé appartenga all’incontro, nello scambio del dare e del ricevere, con l’altro?
Domande che reclamano una risposta.
In coerenza con il tema della serata, l'”esperto” uno psicanalista, atteso per la serata all’ultimo – un impedimento improvviso – non si è presentato. È stato quindi sostituito con un «altro» esperto, Rino Argena.
1. A partire dall’altro
A partire dall’altro, quindi, che ci interroga.
Il tema del «doppio», in letteratura, già ci mette in guardia. L’altro è una presenza ambigua e spesso inquietante: sotto forma del sosia, del riflesso nello specchio (Narciso), dell’ombra, il doppio è l’altro ma come Alter–Ego, una sorta di sdoppiamento dell’Io, in cui l’incontro con l’altro si trasforma sempre solo nel difficile riconoscimento della propria identità.
Ecco alcuni riferimenti letterari.
Lo sdoppiamento può avvenire tramite la comparsa di un doppio (Il sosia di Dostoevkji), la divisione fisica (Il visconte dimezzato di Calvino), una metamorfosi (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson), o ancora tramite la comparsa di un duplicato (Il ritratto di Dorian Gray di Wilde), anche replicabile all’infinito (L’uomo duplicato di Saramago). Il doppio, pure nel segno della perdita di una parte di sé – della propria immagine (L’uomo della sabbia di Hoffmann) o della propria ombra (Storia straordinaria di Peter Schlemihl di Chamisso) – continua a mettere in scena l’individuo, e allude a una crisi della sfera della soggettività.
L’atro è davvero una dimensione ineliminabile della nostra soggettività. La psicoanalisi ha insistito sulla questione dell’altro per evidenziare la fragilità dell’Io, della sua coscienza, la perdita della sua centralità, sottoposta a una «minaccia» che proviene da zone remote e oscure della soggettività stessa. L’altro per la psicoanalisi è l’inconscio, che organizza la nostra vita psichica e ne governa le manifestazioni fondamentali.
Su proposta di Rino Argena, abbiamo esplorato alcune riflessioni sul tema dell’Alterità di Emmanuel Levinas, un filosofo, per il quale il primato del soggetto è il «vizio dell’Occidente».
(1, continua)
2. L’altro è da annusare. Dalla bambola a Dio
Come entriamo in contatto con l’altro?
Ne siamo coinvolti con tutti i nostri sensi. E la parola non basta.
Ma cosa definisce davvero l’incontro con l’altro?
Che caratteristica ha l’altro per essere davvero Altro?
E se l’altro poi è un sistema operativo? O una bambola? O Dio stesso?
Forse, dice Emmanuel Levinas, l’altro resta indefinibile.
(2, continua)
3. Il bisogno dell’altro. Il conflitto con l’altro
Nel tentativo di definire il bisogno dell’altro, nel duplice senso del genitivo, insieme oggettivo e soggettivo, è di conflitto che si finisce per parlare. Di un conflitto inevitabile con l’altro.
È possibile un confronto con l’altro che escluda il conflitto, o la volontà di dominio sull’altro? Nella relazione con l’altro, tutto sembra risolversi entro lo schema semplice di piacere o dolore, di gratificazione o di punizione.
Quale appagamento cerchiamo nell’altro? Semplice o complesso?
Magari l’altro c’è solo per passare il tempo.
(3, continua)
4. L’altro nel linguaggio, nell’amore e nella bellezza
Insomma, quali sono i bisogni per cui vale la pena incontrare l’altro?
La risposta, anzi, le risposte, nel video.
(4, fine)