Per Giovanni Ferrero, la tecnologia della «macchina informatica», con le sue tecniche di calcolo, non solo modifica il modo in cui stiamo al mondo, ma comporta una «revisione» radicale del modo in cui comprendiamo il mondo – e fin dentro la struttura della materia stessa della realtà che ci circonda.
Per la comprensione della materia del mondo disponiamo di due modelli fondamentali: quello della teoria einsteiniana della relatività e quello della meccanica quantistica. Ma ancora dobbiamo fare i conti con questa eredità teorica:
– anzitutto, per gestire le conseguenze della trasformazione tecnologica delle condizioni di esistenza, nelle quali gli individui entrano in contatto e producono la loro stessa vita, che quella stessa rivoluzione scientifica continua a generare;
– e, poi, per gestire un mutamento della nostra comprensione del mondo, per il quale la nostra cognizione non è ancora abbastanza attrezzata.
C’è un problema di mutamento di visione, per Giovanni Ferrero, che fa la differenza. E sta in questo: che la “struttura informativa”, l’organizzazione, che della realtà la tecnologia è in grado di catturare, non va guardata solo nel suo dettaglio operativo – non è una questione soltanto tecnica – ma occorre risalire alle premesse culturali che la generano e valutare gli scenari futuri che la sua scoperta rende possibili.
E questo, significa cogliere il nostro coinvolgimento, la nostra responsabilità nell’«organizzazione» di questo mondo. E, questo, è ciò che, per Giovanni Ferrero, una volta si chiamava «politica».
(5, continua)