A partire dall’altro, quindi, che ci interroga.
Il tema del «doppio», in letteratura, già ci mette in guardia. L’altro è una presenza ambigua e spesso inquietante: sotto forma del sosia, del riflesso nello specchio (Narciso), dell’ombra, il doppio è l’altro ma come Alter–Ego, una sorta di sdoppiamento dell’Io, in cui l’incontro con l’altro si trasforma sempre solo nel difficile riconoscimento della propria identità.
Ecco alcuni riferimenti letterari.
Lo sdoppiamento può avvenire tramite la comparsa di un doppio (Il sosia di Dostoevkji), la divisione fisica (Il visconte dimezzato di Calvino), una metamorfosi (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson), o ancora tramite la comparsa di un duplicato (Il ritratto di Dorian Gray di Wilde), anche replicabile all’infinito (L’uomo duplicato di Saramago). Il doppio, pure nel segno della perdita di una parte di sé – della propria immagine (L’uomo della sabbia di Hoffmann) o della propria ombra (Storia straordinaria di Peter Schlemihl di Chamisso) – continua a mettere in scena l’individuo, e allude a una crisi della sfera della soggettività.
L’atro è davvero una dimensione ineliminabile della nostra soggettività. La psicoanalisi ha insistito sulla questione dell’altro per evidenziare la fragilità dell’Io, della sua coscienza, la perdita della sua centralità, sottoposta a una «minaccia» che proviene da zone remote e oscure della soggettività stessa. L’altro per la psicoanalisi è l’inconscio, che organizza la nostra vita psichica e ne governa le manifestazioni fondamentali.
Su proposta di Rino Argena, abbiamo esplorato alcune riflessioni sul tema dell’Alterità di Emmanuel Levinas, un filosofo, per il quale il primato del soggetto è il «vizio dell’Occidente».
(1, continua)