Per quanto potrà durare ancora l’illusione nel “progresso “, nell’evoluzione tecnologica del capitalismo, per quanto ancora la soggezione al dominio della tecnica – della macchina – che induce, secondo Günther Anders, l’essere umano a una «vergogna prometeica» di fronte alla sua stessa creazione artificiale?
O non è forse già scomparsa? Perché, in effetti, al «totalitarismo morbido» si è sostituita una modalità di governo della società, che di fronte alla minaccia della sopravvivenza – che è già inscritta nella potenza tecnologica, nella dismisura del suo progetto di dominio sulla realtà, per effetto anche di un eccesso di delega, di rinuncia all’esercizio della responsabilità sulle sue conseguenze catastrofiche – risponde con la proclamazione di uno stato di emergenza permanente.
La «produzione di emergenza» è diventata la modalità di gestione stessa dell’ordine sociale, della società. Ma allora quando a essere in gioco è la vita tutta, come è possibile guardare all’esistente senza farsi complice della catastrofe del mondo? E ciò già solo per il fatto di restare ammutoliti, «senza parole» per dire la devastazione così grande – il male – che minaccia il mondo.
(2, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº66
L’uomo è antiquato? Tecnica e dominio da Günther Anders alla pandemia
con Massimo Cappitti