È possibile andare oltre l’antropologia dell’homo oeconomicus? All’origine, per Andrea Fumagalli, quella immagine dell’uomo è un’ideologia progressista, è il tentativo di pensare «la creazione di una struttura antropologia migliore».
È un’idea ancora oggi dominante. L’essere umano si caratterizza per la sua ricerca utilitarista della felicità, che richiede la massimizzazione del benessere individuale in condizione di indifferenza reciproca. La premessa che vi è racchiusa – l’essere umano si qualifica per il suo libero arbitrio (autodeterminazione) e la sua totale libertà – presuppone la sussistenza di una società atomista, una società che è la sommatoria di comportamenti individuali. L’individuo è l’unico soggetto sociale possibile.
È una prospettiva in base alla quale è possibile pensare la libertà solo per via negativa: è necessario spezzare ogni vincolo e continuare a ignorare le condizioni sociali che rendono effettiva la sua realizzazione. E solo così oggi si spiega l’opposizione dominante a introdurre un «reddito di base» – al meno, per chi non ce la fa – come diritto sociale, come mutuo sostegno all’esistenza.
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