Antonio Attisani ci propone una lettura rivoluzionaria della Poetica di Aristotele. L’arte drammatica è per Aristotele il fondamento del progetto educativo di formazione del cittadino per la vita stessa della città, della polis greca.
Un percorso che si avvale, fin dall’infanzia, della pratica delle arti corporee ed espressive della musica, del canto e della danza, e si sviluppa nelle tecniche dell’osservazione, dell’imitazione e dell’improvvisazione, propedeutiche al teatro alla sua composizione in una forma di discorso (una scena, una sequenza, un atto), per completarsi nel “montaggio”, nella costruzione dell’opera.
L’arte drammatica è quindi, per eccellenza, un’arte relazionale, e là dove la soglia della scena teatrale “coincide totalmente con la relazione complementare tra attore e spettatore […] essa è la soglia stessa della esperienza antropologica iscritta nell’esercizio della parola, soglia nella quale siamo tutti al tempo stesso attori e spettatori, fruitori e complici, seduttori e sedotti” (da La tenda. Teatro e conoscenza di Carlo Sini e Antonio Attisani)
Nell’arte drammatica si rivela il fondamento di un’educazione a una convivenza umana possibile, il cui esito sia la felicità, in tutta la sua estensione – dall’esperienza del sublime a quella corporea.
(2, continua)