Quale definizione della nostra identità è sottesa nell’espressione avere un corpo? E quale, invece, nell’espressione essere un corpo?
Nell’esperienza della corporeità, in gioco è il senso vissuto dell’esperienza di sé. La sua definizione non è neutra. In essa si riflette il senso stesso del prendersi cura di sé e dell’altro, della relazione del nostro corpo con quello degli altri.
È possibile “assottigliare” lo scarto, la scissione occidentale, tra mente e corpo?
Forse, il «corpo sofferente», l’esperienza del dolore, è in grado di rimettere in gioco la percezione dell’integrità dell’esperienza di sé. Soprattutto se, come suggerisce Aurora Lo Bue, attraverso uno sguardo antropologico, si mette a confronto l’esperienza della corporeità, che ancora è dominante nella nostra cultura, con quella di culture altre.
Ma fin dove si estende il nostro corpo, se l’esperienza della corporeità significa costruire insieme, qui e ora, le coordinate spazio–temporali, in movimento, dentro le quali viene a definirsi ciò che siamo?
(2, continua)