Decrescita e vie del reincanto: la filosofia come “arte di vivere” e le pratiche della cura di sé e del mondo

Un buon punto di partenza, per Mauro Bonaiuti, è il testo di Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, la cui indagine “germinale” sui testi della filosofia antica lo ha condotto alla scoperta che «la filosofia per gli antichi non era un esercizio teorico, ma era anzitutto una pratica di vita – della filosofia, appunto, come arte di vivere».

Nella prospettiva della decrescita, qual è la portata politica di un discorso filosofico che non intende bastare a sé stesso ma essere parte integrante di una forma pratica di vita? La curvatura del discorso filosofico in “esercizio spirituale”, di attivazione cioè di capacità mentali profonde, trasformative, attraverso quali pratiche di interiorità, si realizza? Qual è la funzione, al riguardo, della lettura condivisa dei testi?

Ma, soprattutto, il problema è comprendere come le tecnologie della “cura di sé” (Michel Foucault), finalizzate alla ricerca di una padronanza, di un “governo di sé”, di una autonomia esistenziale – più spesso intesa in chiave individualistica – possano davvero realizzarsi in una trasformazione della relazione tra sé e il contesto della vita comune, in “un governo di sé e degli altri” nel e con il mondo.

Il tema più generale della cura, come pratica relazionale, è il problema della sua trasformazione in un “processo istituente”, in capacità di gestione autonoma non solo dell’individuo ma di una comunità, quella dei piccoli gruppi, e in prospettiva dell’intera società – il che significa fare del tema della cura il paradigma su cui modellare le regole, le norme e le istituzioni della produzione e riproduzione della vita comune.

(2, continua)

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