È dalle emozioni che trae origine l’espressione della nostra umanità? È il substrato emotivo* su cui si basa ogni nostra azione ciò che ci rende umani, e, quindi, capaci di costruire una comunità civile e politica?
Se è dalle emozioni che nascono i mondi delle nostre varie e diverse forme di convivenza, allora è in quanto tale che il nostro vivere come esseri umani è politico.
Tutta la storia evolutiva dell’Homo sapiens, che ci ha dato origine, è la storia di un apprendimento a dominare l’impulsività istintiva, che facilmente assegniamo al coinvolgimento emotivo del nostro vivere? O, al contrario, si tratta di apprendere ancora che l’origine della nostra umanità sta proprio lì, in ciò che più ci lega alla natura e agli altri, tutti insieme?
La capacità riflessiva di sentire, di sentire sé stessi come un altro, come modo di percepire e di comprendere la realtà della convivenza, è a sua volta un’esperienza emotiva, quella della condivisione e della partecipazione. È l’esperienza del «homo sum: humani nihil a me alienum puto», «sono uomo: nulla di ciò che è umano mi è estraneo, io dico» di Terenzio.
Forse educare all’empatia, al rispetto delle emozioni, proprie e altrui, a saperle riconoscere e accettare, è il primo passo verso una comprensione dell’essere umano, del suo essere «in relazione», nel suo essere politico. E, con qualche difficoltà, a cominciare da dove c’è invece competizione, priva di rispetto e di accettazione, di sé stessi e degli altri, e, all’estremo, là dove la relazione è tra servo e padrone, tra vittima e carnefice. E, forse, proprio perché quel mondo non è desiderabile.
* Vedere Cena N°12 – Relazioni ed emozioni: forme e colori del vivere con gli altri con Diego Iracà
(2, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº15
Sophia, Epistème, Tekné: dai saperi al sentire
con Antonio Tafuri Lupinacci, Laura Franzos