Francesco Remotti ci racconta le esperienze – interrogativi e scoperte – della sua vita, che sono all’origine del suo ultimo libro, Somiglianze. Una via per la convivenza (2019).
Il primo passo, il libro Contro l’identità (1996). Una presa di posizione contro l’uso in ambito sociale e politico di quegli anni – e oggi ancor più evidente – del concetto di identità.
In una logica esclusivamente identitaria, l’uso unilaterale del concetto di identità (identitarismo) riferito a un soggetto, individuale o collettivo, significa entrare in conflitto fortissimo con gli altri e significa dare luogo a quelle situazioni che è descrivibile in termini di distruzione dell’altro.
Al contrario, è dimostrabile come la vita delle società, dei soggetti collettivi sia fisiologicamente caratterizza dal ricorso all’alterità, anzi dall’“alterazione” (introdurre “altro” in noi o farci noi “altro”). Allora risulta inevitabile la conclusione che «il ricorso all’alterità (ciò che si contrappone all’identità) è qualcosa di assolutamente vitale e irrinunciabile, almeno quanto la costruzione dell’identità».
Ma, in questa chiave, il concetto di alterità rimane pur sempre catturato da una logica oppositiva e, alla fine, inevitabilmente conflittuale.
La domanda che ne seguì fu allora: è possibile fare a meno del concetto di identità?
(1, continua)