Nel tentativo di definire il bisogno dell’altro, nel duplice senso del genitivo, insieme oggettivo e soggettivo, è di conflitto che si finisce per parlare. Di un conflitto inevitabile con l’altro.
È possibile un confronto con l’altro che escluda il conflitto, o la volontà di dominio sull’altro? Nella relazione con l’altro, tutto sembra risolversi entro lo schema semplice di piacere o dolore, di gratificazione o di punizione.
Quale appagamento cerchiamo nell’altro? Semplice o complesso?
Magari l’altro c’è solo per passare il tempo.
(3, continua)