Una volta celebrato il rito funebre, che ne è del morto? «Egli è assente ma, al tempo stesso presente – come dice Davide Sisto riprendendo le parole di Thomas Macho – o, meglio, è presente nell’assenza». Questa è la condizione paradossale del morto, una oscillazione tra presenza e assenza.
«Dal punto di vista di chi vive, la morte è sempre solo un memento mori e un’immagine. Anzi, l’immagine stessa nasce in relazione al memento mori e alla morte, per prolungare la vita nonostante la sua fine e per lenire tramite il ricordo la sofferenza legata alla perdita. Il senso proprio dell’immagine è, infatti, fornito da ciò che, essendo divenuto assente, può rimanere presente solo nei termini della sua raffigurazione».
La tecnologia digitale offre oggi nuovi strumenti per l’elaborazione dell’«immagine» del morto, nuove possibilità di sopravvivenza, di mantenimento della memoria. E, perché no, anche nuove pratiche rituali – come il selfie con il cadavere al funerale.
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Video appartenente alla cena:
Cena Nº56
La morte si fa social. La rivoluzione digitale sta cambiando il nostro rapporto con la morte?
con Davide Sisto