Tutti in maschera, o quasi. Dal rito al teatro, la «finzione» della maschera consegna al tema dell’identità di sé l’immagine di un essere «altro», di sé come un altro, un’immagine piena di ambiguità. L’ambiguità della metafora rituale o teatrale dell’immagine di sé sembra contenere l’espressione di un conflitto, di una contesa, che non investe solo la scena pratica della nostra vita sociale, ma anche quella della nostra vita interiore. Segnala la differenza, lo scarto drammatico di un vissuto che c’è tra il volto e la maschera.
Ma se la maschera coincidesse con il volto? Anzi, se il volto fosse l’insieme di più maschere? E magari neppure “visibili” alla consapevolezza di sé?
(1, continua)