Per Massimo Tallone la letteratura salva la vita. E lo dice per esperienza diretta.
È dunque una cura la letteratura?
Sì, per effetto di un fondamentale «metabolismo letterario»: il fare spazio, il portare “dentro” di noi il personaggio di una storia letteraria. È ciò che un romanzo ci offre, l’esperienza dell’”altro da sé”, dell’altro come possibilità di esistenza, nella nostra esistenza. E, in definitiva, anche di quell’Altro da sé ultimo, che è l’esperienza della morte.
La letteratura ci offre l’accesso a potenzialità del nostro vivere – «incarnate in un personaggio». Sono competenze a vivere la nostra vita, da apprendere per renderla più ricca e complessa, oltre i limiti della nostra esclusiva personalità. È la letteratura a fornirci la materia di questo fondamentale nutrimento.
Perché non imparare, ad esempio, da Mendel Singer del Giobbe di Joseph Roth, da Frank Chambers del Postino suona sempre due volte di James M. Cain o da Bartleby lo scrivano di Herman Melville?
(3, continua)