Il tema del dono è la questione fondamentale dell’incontro con gli altri. E ne è anche una possibilità alternativa.
La dinamica umana della convivenza genera gruppi. E, come ci ricorda Marcel Mauss, può portare, nel loro incontro o alla negazione reciproca, che più spesso comporta il ricorso alla violenza, o all’accettazione reciproca.
Come gestire la violenza entro la convivenza umana? Come promuovere la cooperazione, pur nel conflitto «senza massacrarsi», come auspica Marcel Mauss?
In effetti, nel sistema dello «scambio di mercato», della scambiabilità universale, gli individui si mantengono in una sorta di indifferenza reciproca, «come se» fossero isolati gli uni dall’altri. Il fatto di dipendere gli uni dagli altri, per la loro stessa sussistenza, è in apparenza affidata alle cose, al loro valore monetario, al loro prezzo.
La «logica del dono» – dell’obbligo della reciprocità – è radicale: ci fa vedere che, nella dinamica delle relazioni umane, in gioco c’è la possibilità di progettare un mondo che va o verso l’accettazione o verso il rifiuto degli altri, e, in termini più estesi, verso la condivisione e l’alleanza o verso la competizione e la guerra.
Che cosa muove all’azione – verso l’una o l’altra delle soluzioni?
La logica del dono ci mostra che è la dimensione politica, il contratto sociale, a fondare il «come» della convivenza umana.
Ma, allora, che società vogliamo? Che mondo vogliamo?
«Senza accettazione reciproca non può esserci coincidenza di desideri, e senza coincidenza di desideri non c’è armonia nella convivenza, né nell’azione né nella ragione, e quindi non c’è libertà sociale.» (Humberto Maturana)
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