Può esserci un progetto di rivoluzione senza una visione di futuro? Come è possibile immaginare un’alternativa, il futuro di un mondo migliore possibile, se si pretende di risolvere la crisi ecologica perpetuando nel presente un sistema di governo del mondo che continua a generarla?
Perché allora tornare al passato, perché parlare di storia? Se quel passato, in ultimo, ci consegna il senso di una mancanza di alternativa, la visione storica finisce per risultare un’eredità frustrante per le nuove generazioni.
Per Elena Forno, un «approccio diverso a quello che c’è» – un cambio di paradigma: trovare nel passato un punto di riferimento diverso, è possibile. E, infatti, per il giovane Andrea Argena, il trionfo dell’individualismo è alla sua fine, e «quel senso di comunità, di un pensare insieme a un’alternativa, non si è mai perso», «la possibilità di un’alternativa di un mondo migliore, non è mai veramente morta» nel corso della storia.
La rivoluzione è quindi possibile. È la stessa natura sistemica, e globale, della crisi a svelare che le grandi questioni – dalla giustizia climatica alla giustizia sociale, da quella di genere a quella razziale – non solo si tengono insieme, ma che la loro soluzione richiede la riscoperta della dimensione comunitaria, un senso di comunità.
Per Elena Forno, allora, occorre ripartire da «una cultura della fratellanza, dell’empatia, del capire che, se non è per tutti, non è per nessuno» – un approccio alla cultura come curiosità, come modo per crescere, alternativo a quello oggi pervasivo della cultura come intrattenimento*. Un approccio politico alla cultura, che rinvia a quel senso di responsabilità, di partecipazione attiva, per cui esiste un’eredità storica – quella delle istituzioni democratiche – che è ancora da portare a compimento, «per non far sentire soli i soggetti» attivi nei processi di emancipazione.
* Vedi Cena 92°: L’educazione sentimentale – con Gabriele Vacis – Video n°. 5: La “scuola” della tragedia greca: la regola e l’eccezione, e il patriarcato.
(4, continua)