La selezione genetica degli embrioni è una dotazione tecnologica già oggi disponibile. E ancor più, con lo sviluppo del genome editing, lo sarà infuturo. In questa prospettiva, la domanda è: la scelta genitoriale più responsabile è mettere al mondo il «bambino migliore»?
Questa domanda, per Maurizio Balistreri, solleva un’interessante questione etica. Fino a che punto dovremmo usare la tecnologia biomedica per cercare di migliorare gli esseri umani? Perché non perseguire l’opportunità di promuovere il potenziamento dell’essere umano a partire dalla sua condizione genetica, invece che affidarsi al caso? Già così è nelle procedure della riproduzione assistita.
Ma in base a quali criteri è possibile “calcolare” la prospettiva futura di una vita migliore, improntata a una maggiore felicità? E però proprio per il fatto che «la vita sarà comunque difficile» – e difficile è prevederne la felicità o il dolore possibile – perché non dovremmo avere «l’obbligo di cercare di avere figli più sani»? (Julian Savulescu).
(2, continua)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº82
Mettere al mondo un figlio: essere genitori responsabili al tempo del genome editing
con Maurizio Balistreri