È proprio della specie umana il bisogno di dare un senso a tutto – è “una specie intrinsecamente interpretante”. Andare al di là dei significati letterali di un messaggio – che sia di parole o di silenzi, una mimica di un volto o un gesto del corpo, anche di assenze o di mancanze – è certo una risorsa della nostra specie. Il rischio è di «sovra-interpretare» i messaggi che compongono l’ambiente informativo della comunicazione umana.
A fronte di questo sovraccarico interpretativo, la tesi della linearità della comunicazione appare un “mito facile”. E, altrettanto, lo è quello opposto della incomunicabilità umana – una moda degli anni ’60. Il problema della sovra-interpretazione semmai evidenzia che il problema della comunicazione umana è appunto la sua imperfezione.
Esemplare è il caso della relazione amorosa. Nel “gioco del messaggio amoroso” interviene sempre la presenza di “un terzo”. Il bisogno d’amore non accade solo all’interno del contesto relazionale della coppia, ma avviene nel più ampio contesto della sua “ricezione” sociale: le parole per dire l’emozione del sentimento amoroso da dove provengono se non dai modelli culturali – in Occidente a partire almeno dall’età moderna – la cui grammatica, dal romanzo alle canzonette, ne fornisce un’interpretazione? (Vedere anche Cena n°. 12 – Relazioni ed emozioni: forme e colori del vivere con gli altri – con Diego Iracà – Video n° 5: L’incontro con l’altro e il bisogno di dirsi)
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