Il pensare, così come il nostro vivere, può limitarsi all’attuale, all’hic et nunc della realtà? Per Gaetano Chiurazzi, la sola “struttura digitale della sensazione”, per cui la comprensione del mondo si limita alla serialità senza connessione delle sensazioni, finisce per consegnare il nostro vivere a unpresente senza proiezione (futuro) o retroazione (passato) nel tempo.
Nella lettura che Gaetano Chiurazzi fa di Platone, la capacità di produrre un discorso dotato di conoscenza (diánoia) va al di là dell’attuale, richiedeun’altra forma del tempo e del vivere: quella della memoria, cioè del continuo, come emerge nella discussione sulla scienza nel Teeteto, quando viene introdotta la metafora dell’anima come tavoletta di cera o della colombaia. Senza memoria non c’è confronto, e in essa si compie quella capacità analogica, che secondo Platone è propria dell’anima, e che consiste nel ricercare «l’essere nei rapporti reciproci» delle cose, «mettendo a confronto (analogizoméne)» (Theaet. 186a) il presente con il passato e con il futuro.
La razionalità, quindi, non è riducibile alla mera computabilità, alla sensazione; e la scoperta delle grandezze incommensurabili, che Teeteto chiamava dynámeis, è la migliore dimostrazione di un pensiero razionale non riducibile ai sensi: è il passaggio «dal mondo sensibile a quello intellegibile, nonché, possiamo dire, dall’aritmetica dei numeri naturali alla matematica dei numeri reali e quindi alla dialettica, che per Platone è la scienza dei rapporti e non delle determinazioni positive. Essa comporta una rivoluzione ontologica la cui conseguenza più importante […] è quella dell’introduzione della dynamis nel mondo dell’essere, e anzi dell’identificazione dell’essere con la dynamis. L’elaborazione di un’ontologia dinamica, e cioè di un’ontologia modale e non positiva, differenziale e non seriale, è la conseguenza più importante della scoperta delle grandezze incommensurabili» (G. Chiurazzi).
E quali, allora, le conseguenze a livello economico, sociale e politico?
(2, continua)