Spodestare il primato dell’individuo nella comprensione che un singolo ha di sé, e del suo posto nel mondo, non sembra così facile. La nozione di individuo – come soggetto supposto autonomo, sovrano, privo di vincoli e di relazioni, connotato soltanto dalla sua capacità di scelta razionale su base utilitaristica – domina ancora l’auto-rappresentazione del soggetto sociale.
Per renderci conto di ciò, la provocatoria domanda di Francesco Remotti – Che me ne frega dell’altro? – è sufficiente. Non è infatti così facile rispondervi. E neppure è facile sostituirvi il paradigma morale della cura.
La convivenza è un’esperienza che non va da sé. È piena di problematicità, e di “tossicità”, che generano “crisi”, uno stadio di instabilità per la riproduzione della società stessa.
In mondi di interesse antropologico, stregoneria ed eremitaggio sono due soluzioni – per certi versi opposte – alla pressione che la stessa convivenza esercita sulla singola esistenza personale.
(4, continua)