La metafora della macchina, per descrive o definire l’essere umano, risponde certo al criterio “riduzionista” delle scienze dure. Ma, come ogni metafora, ha il potere di mettere in evidenza qualche aspetto significativo dell’esperienza umana della realtà.
L’idea-chiave è quella del “funzionamento” umano. Da una parte c’è la sua efficienza, un parametro di valore; dall’altra c’è la soglia della fragilità – il decadimento – della creatura umana, e la sua debolezza, anche quotidiana. E, quest’ultima, ci fa ricredere su quel sentimento per cui ognuno esiste solo per sé stesso, come a sé stante. E ci ricorda invece che abbiamo bisogno degli altri per dare senso alla nostra vita.
E la conversazione a tavola si è fatta vivace.
(2, continua)