In questa era digitale, la creazione, in quantità così elevata, di dispositivi di registrazione, di accumulo di memoria collettiva, cosa può significare? È il tentativo della nostra società di preservare sé stessa, prima dell’imminente catastrofe della sua fine? Un tentativo non meno fragile dei supporti materiali cui si affida?
È il segno di una perdita di un’idea di futuro? Di una società la cui condanna è quella di guardarsi solo più indietro, schiava della nostalgia per il passato?
Forse, invece, l’unica previsione che ci resta è quella di una versione futura dell’essere umano in grado di trascendere sé stesso, di realizzare le sue potenzialità, ma solo a condizione di somigliare all’intelligenza artificiale – alle macchine intelligenti – della cui progettazione oggi è l’artefice, ancora.
(6, fine)
Video appartenente alla cena:
Cena Nº56
La morte si fa social. La rivoluzione digitale sta cambiando il nostro rapporto con la morte?
con Davide Sisto