È una riflessione, quella offerta da Giorgio Griziotti, sull’intreccio tra nuova tecnologia dell’informazione e della comunicazione e movimenti politici di ribellione, che a partire dalla fine degli anni ’60 trova nell’Università di Berkeley il suo punto di partenza.
Un intreccio ancora attuale. Perché la pervasività della tecnologia elettronica (come i dispositivi mobili) su base cognitiva, incorporata nella fase recente del sistema capitalistico (come l’economia delle piattaforme), che Giorgio Griziotti definisce «neurocapitalismo», è divenuta la forma di governo, sociale e politica, che modella tutta la nostra vita (bio-politica e bio-ipermedia).
Come questo “salto tecnologico” continua a segnare il nostro presente?
È possibile immaginare un movimento di ribellione, anzi, una rivoluzione delle condizioni sociali della nostra vita?
(1, continua)