Ripartire dai margini: mobilitazione politico-sociale e saperi socio-tecnici

È venuta meno la capacità di mobilitazione nell’orientare al bene comune la gestione politica delle risorse? Se sì, allora a che condizioni è possibile riattivare «la mobilitazione trasversale, a geometria variabile, di attori politici e sociali insieme»? Per Filippo Barbera, vale la tesi di Fabrizio Barca (coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità): occorre «ripartire dai margini» (soggetti, pratiche, luoghi): riconnettere quei margini alle diffuse risorse imprenditoriali, alla ricerca tecnico-scientifica di qualità, alle buone pratiche pubbliche e alle tante forme di auto-organizzazione sociale, di movimento, di lavoro di cura che “con” quei margini lavorano.

Per costruire il consenso necessario, è necessaria ripartire da una progettualità radicale, che sa tenere insieme la propensione soggettiva a stare bene, e alla ricerca della felicità, propria di una personale progettualità di vita, all’azione collettiva trasformativa degli spazi, sempre situati, della vita sociale.

In un contesto di difficile uscita dalla dimensione individuale, più che partire da valori o ideologie condivise, per Filippo Barbera, poiché è «il corpo che fa», si tratta di inventare assemblaggi, infrastrutture, tecnologie di interazione – non basate sulla centralità del logos, della parola –  ma su “percorsi basati sul fare insieme”, un fare mobilitante la partecipazione collettiva. Quali modelli allora di governance delle differenze (individuali, etniche, generazionali) inventare per generare un uso collettivo diffuso degli spazi pubblici?

(5, continua)

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