Al “non c’è alternativa” – slogan politico dell’ideologia neoliberista che promuove il sistema capitalista, con i suoi dispositivi di produzione di disuguaglianza sociale e di ingiustizia economica, a unico sistema di governo della vita sociale – quale riflessione critica è possibile far valere?
Per Franco Palazzi, questa possibilità è data da una rivalutazione attuale dell’antica filosofia cinica. Il potenziale politico del filosofo cinico, in quanto “figlio di un cane”, sta nella sua scelta di vita, quella di una critica “dal basso” radicale, senza alcuna protezione, del sistema di dominio. Quella del filosofo cinico è una “vita che abbia” in grado di esprimere quella particolare malattia, quel virus della rabbia, che è una disposizione critica al sopruso del potere, una manifestazione diretta della verità.
Come può quindi la pratica di una “vita da cane” essere la “cura” per una filosofia politica in grado di elaborare un’alternativa radicale all’attuale arte di governo della società, al governo di sé e degli altri? E tanto più oggi in un tempo di “messa in crisi” – ad opera di un minuscolo organismo virale – della visione ostinata di una crescita lineare del nostro stare al mondo?
(5, continua)